Arriva dal Piemonte il nuovo allarme sull’applicazione della normativa europea sul deflusso ecologico, prevista per il 2025: la prospettiva è di dover dimezzare i prelievi idrici dai fiumi, riducendo la distribuzione idrica sui territori, pregiudicando così gli ecosistemi ed aumentando le difficoltà idriche nelle ormai ricorrenti stagioni siccitose; ad esserne fortemente penalizzati sarebbero l’ambiente e le eccellenze agroalimentari del nostro Paese.

“Riteniamo che i coefficienti previsti siano troppo alti e vadano rivisti, mantenendo gli obbiettivi della Direttiva Europea, ma anche i benefici che il reticolo idraulico ha sul territorio e sulle sue comunità. L’Europa non è idricamente omogenea ed i provvedimenti di tutela della risorsa vanno tarati sulle diverse realtà: le portate ormai torrentizie del Po non sono certo quelle di fiumi come Danubio o Reno” afferma Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

“La nostra proposta è quella di non indicare un parametro fisso per il deflusso ecologico, ma di adeguare i livelli rispetto alla situazione idrica, presente in alveo” aggiunge Mario Fossati, direttore dell’associazione irrigazione Est Sesia che, come i Consorzi di bonifica veneti due anni fa, richiama l’attenzione su un provvedimento capestro non solo per l’economia agricola italiana, ma anche per la produzione idroelettrica.

Fiumi in morbida ed alcuni anche in piena primaverile, falde che si sono alzate, lago Maggiore colmo: è questa  la situazione di disponibilità idrica in Piemonte, a seguito degli ultimi eventi meteorici, sicuramente migliore rispetto allo stesso periodo del 2023.

“Dovremmo però immagazzinare quest’acqua – aggiunge Fossati – perché possiamo essere ottimisti per la prima parte della stagione irrigua fino a giugno, ma per  l’estate saremo ancora alla mercé dell’andamento meteo”.

Al proposito, va evidenziato un elemento, che potrebbe determinare criticità: poiché la stagione attuale non è siccitosa, non entreranno in vigore gli accordi per trattenere più acqua nel lago Maggiore (a quota 1.35), né tantomeno partirà la sperimentazione a quota 1.50;   si prospetta invece un  livello a quota 1.25.

“Sarebbe invece opportuno anticipare gli eventi – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – approfittando della situazione di abbondanza idrica per creare una riserva atta ad affrontare eventuali situazioni difficili”.

Per questo, in Piemonte, si parla anche di realizzare nuovi bacini per raccogliere acqua; in questo senso, l’associazione Irrigazione  Est Sesia guarda al territorio alpino ed ha  avviato un confronto con la Regione nel medio periodo: si parla, infatti, di un arco temporale almeno decennale per realizzare questo genere di progetti.

“I problemi da affrontare sono molti – prosegue Gargano – a partire dai costi per la progettazione e la realizzazione, l’iter burocratico e la sindrome Nimby, per cui nessuno vuole il bacino nel proprio territorio; serve quindi una trasparente comunicazione con le comunità locali”.

“Riteniamo che si debba spingere affinché Regione Piemonte promuova, da subito, un piano di invasi multifunzionali”, conclude Mario Fossati.

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE