“Rabbia, tanta rabbia e tanto dolore per le persone, che stanno perdendo beni e soprattutto affetti familiari. Oltre a ciò, la consapevolezza che eventi meteo come quello, che sta colpendo le Marche, possono ripetersi già nelle prossime ore in altre zone d’Italia.  Nessuno ora dica di non sapere,  perché sono anni, che lo denunciamo in sintonia con la scienza, accrescendo l’allarme nei mesi scorsi: il territorio italiano è alla merce’ dei cambiamenti climatici e dell’estremizzazione degli eventi meteo dopo anni di mancati investimenti nella sicurezza idrogeologica dei territori.” A dichiararlo è Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

“Ora – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – inizierà la litania della dichiarazione dello stato di calamità che, dati alla mano ristorerà solo il 10% dei danni subiti dalle persone, senza considerare l’incommensurabile perdita di vite umane e poi comincerà l’ennesimo stato d’emergenza con costi 7 volte maggiori degli interventi in prevenzione e lunghi tempi di  ricostruzione, cui si devono sommare le perdite per l’economia e lo sviluppo delle comunità.  Soprattutto ora, in campagna elettorale, comincerà l’uso dei verbi della buona volontà al futuro, quando da anni, come ora, ripetiamo che bisogna intervenire con urgenza per adeguare la rete idraulica del Paese per la quale, nel 2020, abbiamo presentato un ennesimo piano di efficientamento con 858 interventi prioritari, perlopiù definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, capaci di aumentare resilienza ed occupazione, ma ancora disatteso.

Conclude il presidente di Anbi, Vincenzi: “Lo ripetiamo ancora una volta a lettere cubitali, perchè proprio ieri l’osservatorio Anbi sulle risorse idriche aveva segnalato: le Marche e l’Italia centrale sono state colpite da una straordinaria siccità, cui è collegato un poco percepito, ma alto rischio idrogeologico, conseguenza di finora inusuali fattori climatici, cui si uniscono terreni inariditi dalla siccità ed infrastrutture idrauliche, rese insufficienti anche dalla crescente cementificazione”.

FONTE: UFFICIO STAMPA NAZIONALE