“I provvedimenti via via assunti dal Governo testimoniano l’eccezionalità della fase storica, in cui le emergenze pandemica e bellica pongono come strategici gli obbiettivi  dell’autosufficienza alimentare ed energetica; in questo quadro, è indispensabile incrementare le disponibilità idriche ad iniziare dalla capacità di trattenere le acque di pioggia, oggi ferma all’11% dei circa 300 miliardi di metri cubi, che annualmente cadono sull’Italia”: a ricordarlo è Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

“A breve – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – presenteremo il primo step del  Piano Laghetti, proposto con Coldiretti e che prevede 10.000 serbatoi medio-piccoli in pianura e collina da realizzare entro il 2030. Contestualmente, però, bisogna provvedere alla manutenzione straordinaria degli invasi  esistenti ed interriti per circa il 10% della loro capacità, nonché al completamento delle 31 opere idrauliche incompiute ed alla realizzazione di bacini, di cui parla da decenni”.

Tali dichiarazioni arrivano a pochi giorni dall’incontro, tenuto al ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, dove si è tornato a parlare della costruzione della diga pugliese di Piano dei Limiti in un momento, nel quale  vanno colte tutte le opportunità per dare sicurezza all’agricoltura e sviluppo all’economia di aree rurali, come il Tavoliere delle Puglie, “granaio d’Italia”.

“La discussione ha affrontato le ricadute positive, che la costruzione della diga avrebbe nell’interesse del territorio – informa il presidente del Consorzio di bonifica per la Capitanata, Giuseppe De Filippo –  Grazie a tale opera , oltre all’accumulo di circa 42 milioni di metri cubi d’acqua necessaria per alleviare il deficit idrico ed ampliare la superficie irrigua, sarebbe  possibile  realizzare un’interconnessione con  l’invaso di Occhito per la gestione programmata della risorsa idrica e per il recupero di energia”.

“Parimenti importante   – aggiunge il direttore generale dell’ente consorziale, Francesco Santoro – sarebbe la possibilità di laminare le piene nei due bacini, aumentando la sicurezza idraulica di un territorio  fragile, garantendo anche  la manutenzione straordinaria delle opere di derivazione e per la sicurezza dell’invaso di Occhito e della galleria Occhito – Finocchito, attualmente impedita dal continuo flusso d’acqua a fini  potabili.”

“Le drammatiche contingenze del periodo – conclude il presidente Vincenzi – obbligano ad una riflessione sulla necessità  di superare alcuni, seppur giustificati stereotipi, come la sindrome del Vajont, nel pieno rispetto dei principi di sostenibilità e nell’ottica dell’indispensabile transizione ecologica”.

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE