Anche  le aree dell’Asta Tanaro, nell’astigiano e dell’Agogna-Terdoppio, tra le province di Novara e Vercelli, entrano nell’elenco delle zone a rischio aridità, secondo l’Edo (European Drought Observatory), in un Piemonte caratterizzato, nonostante un incremento complessivo delle piogge, da ampie aree di siccità (indice Spi – Standardized Precipitation Index), da cui si salvano solo i bacini idrografici di Toce, Ticino, Sesia ed Orco; dall’inizio dell’anno permangono, invece, sotto media le portate dei fiumi Stura di Lanzo, Tanaro, Sesia (fonte Arpa Piemonte).

E’ quanto segnala il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche in linea con il monitoraggio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, che indica anche il delta del più grande corso d’acqua italiano , tra le province di  Ferrara e Rovigo, nell’elenco delle zone, che evidenziano  potenziali criticità causate soprattutto da un prolungato deficit nelle precipitazioni. Oltre a ciò, un mese di maggio, tra i più freddi del decennio, ha rallentato la fusione del manto nevoso ancora presente sull’arco alpino, impedendo la contestuale crescita delle portate del grande fiume, che comunque si mantiene sostanzialmente nella media del periodo, caratterizzata, però, da peculiarità a seconda dell’area presa in esame.

“Questi dati, con forti differenziazioni locali – afferma Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – avvalorano la nostra richiesta di moratoria sull’applicazione del deflusso ecologico a partire dal prossimo 1 gennaio, così come previsto dalla direttiva dell’Unione Europea; ciò deve interessare quelle aree,  dove specifiche sperimentazioni  dimostrino le gravi conseguenze, che l’applicazione di tale parametro di benessere fluviale avrebbe sull’ambiente e l’economia locali. E’ il caso, ad esempio, del territorio trevigiano attraversato dal fiume Piave. Gli indici per la gestione delle risorse idriche, in una variegata realtà come quella italiana, non possono essere generalizzati, ma devono essere come un abito su misura, soprattutto di fronte alle conseguenze della crisi climatica”.

In questo quadro resta un sorvegliato speciale, l’Emilia Romagna dove, soprattutto l’area costiera è a forte rischio siccità, contrastato dalla fondamentale funzione del canale Cer.; gli altri corsi d’acqua non se la passano bene: Secchia ed Enza sono vicine al minimo storico; Reno, Savio e Trebbia registrano portate in calo e sono sotto media. Sono altresì quasi al massimo autorizzato i bacini piacentini di Molato (99,9%) e Mignano (97,6%).

Continuando a parlare di invasi, è buona la situazione dei grandi laghi con quote prossime o superiori alle medie: il Maggiore si attesta al 94,6% di riempimento, il Lario è al 74,7%, l’Iseo al 97,1 % (vicino al massimo storico), il Garda al 95%, Idro al 43,9%.

“Sarà interessante verificare, se lo scioglimento delle nevi arriverà in tempi utili a garantire l’equilibrio idrico nel bacino padano a fronte dell’incipiente stagione estiva o se sarà necessario rilasciare più acqua dai bacini naturali del Nord” commenta il segretario generale dell’autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, Meuccio Berselli.

I fiumi valdostani sono in forte ripresa, mentre tra quelli piemontesi crescono il Pesio  e la Dora Baltea; in Lombardia è in leggerissima ripresa  il fiume Adda, che rimane però al minimo dal 2017.

In Veneto, le portate dei fiumi sono in forte recupero dopo un maggio ricco di precipitazioni.

In Toscana sono sopra la media le portate dei fiumi Arno, Ombrone e Serchio, mentre resta deficitaria la Sieve.

Come previsto dai rapporti dell’Edo, nelle Marche permane una situazione difficile con fiumi (praticamente dimezzate le portate di Potenza, Esino e Tronto) ed invasi (mancano circa 5 milioni di metri cubi rispetto all’anno scorso, ma oltre Mmc. 10 verso 2019 e 2918) lontani dai valori degli anni precedenti; in Umbria si registrano precipitazioni più scarse rispetto agli anni scorsi, ma la diga Maroggia  si conserva in linea con la media.

Restano pressoché invariate le condizioni dei corpi idrici del Lazio. In Campania,  i fiumi Sele e Garigliano risultano in calo, mentre resta sostanzialmente  stabile il Sarno; in calo sono il lago di Conza  e gli invasi del Cilento.

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE