A leggere i dati pluviometrici della Romagna ben si capisce l’importanza di scelte lungimiranti come il bacino di Ridracoli ed il Canale Cer, che permettono a quei territori di rimanere uno dei “giacimenti” dell’agroalimentare italiano ed un’area turistica di grande  rilevanza internazionale; sono infrastrutture  multifunzionali (rispondono ad esigenze potabili, agricole, ambientali, industriali) così come proposto strategicamente dai Consorzi di bonifica ed irrigazione per il futuro delle reti idrauliche del Paese, di fronte a scenari meteorologici, che prevedono una riduzione delle giornate piovose e l’estremizzazione degli eventi atmosferici.

A dirlo è l’analisi del report dell’osservatorio Anbi sulle risorse idriche, che indica come, nella zona di pianura a Nord della foce del fiume Reno, dal primo gennaio si siano registrati 155 millimetri di pioggia (negli scorsi 30 giorni: mm. 68,7), mentre sui territori a Sud, tra i fiumi  Savio e Panaro, nel medesimo periodo siano caduti mm. 147,5 (negli scorsi 30 giorni: mm.  39,8); la media delle precipitazioni nelle altre macrozone della regione, dal primo gennaio, è pari 327,97 millimetri.

Le piogge praticamente dimezzate in questa prima parte dell’anno fanno seguito ad un 2020 ancora più secco –  a testimonianza di un progressivo inaridimento dei territori costieri, che si riesce a contrastare solo grazie alla fondamentale funzione di un’articolata rete idrica.

“Nel piano Anbi di efficientamento della rete idraulica del paese, presentato per essere inserito nel piano nazionale di ripresa e resilienza – informa Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – abbiamo previsto 729 interventi sul reticolo idrografico minore e 106 opere di completamento ed ottimizzazione d’uso su bacini, nonché la realizzazione di 23 nuovi invasi. L’investimento necessario è di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro, capaci di attivare oltre 21.000 posti di lavoro”.

“Di questi progetti – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – sono 267 quelli, che interessano le regioni del Nord Italia, che si stanno rapidamente attrezzando di progettualità definitiva per contrastare gli effetti della crisi climatica; si prevede una spesa di circa 1 miliardo e 784 milioni di euro per efficientare, tra l’altro, 13 bacini esistenti e realizzarne 13 nuovi. L’occupazione prevista sfiora le 9.000 unità.

Per quanto riguarda gli altri indicatori sulle disponibilità idriche del Paese, fra i grandi laghi del Nord solo quello di Como è sotto la media del periodo.

Decresce la Dora Baltea in Valle d’Aosta così come, in Lombardia, il fiume Adda che, per la prima volta da un mese, subisce una flessione settimanale.

I corsi d’acqua piemontesi perdono vistosamente buona parte di quel surplus di portata accumulato nelle settimane scorse, in alcuni casi (Sesia, Maira) più che dimezzandola.

Grazie anche alle piogge, le fluenze del fiume Po si mantengono al di sopra dei valori di riferimento delle “portate di magra”, garantendo un aumento della disponibilità idrica. Nel bacino del grande fiume il manto nevoso si mantiene consistente e  si attesta sui 4.924 milioni di metri cubi, in leggero incremento rispetto ad una settimana fa (fonte: autorità di bacino distrettuale fiume Po)

In Emilia-Romagna tutti i fiumi restano sotto la media mensile ad eccezione del Trebbia, pur in calo settimanale.

I principali fiumi del Veneto registrano ottime performance rispetto agli anni scorsi ma, se Adige e Piave segnano un leggero calo di portata, crescono, invece, Brenta, Bacchiglione e soprattutto Livenza.

Per quanto riguarda i corsi d’acqua della Toscana, salgono i livelli di Arno ed Ombrone (comunque ancora sotto media), mentre decrescono quelli di Serchio e Sieve.

Si segnalano leggermente decrescenti anche i fiumi marchigiani in deficit rispetto agli anni scorsi, così come gli invasi sempre più lontani dai volumi degli anni passati (mancano circa 4 milioni di metri cubi d’acqua rispetto al 2020 e addirittura oltre 12 milioni rispetto al 2018).

Nel Lazio, la condizione del fiume Tevere resta invariata, mentre calano le portate dei principali fiumi campani (Sele, Sarno, Volturno e Garigliano); in lieve calo sono anche il lago di Conza della Campania e gli invasi del Cilento.

Infine, in una settimana, esigenze agronomiche e confortanti disponibilità idriche fanno calare di poco più di 4 milioni di metri cubi, gli invasi della Basilicata (l’anno scorso furono 3 milioni a causa delle limitate riserve d’acqua) e di circa 6 milioni di metri cubi, quelli pugliesi (furono meno di 2 milioni nel 2020 a causa del razionamento d’uso della risorsa irrigua).

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE