Si chiamano ecomusei, musei del territorio, musei dell’acqua, ma anche musei delle idrovore: sono la variegata rete museale, afferente ai Consorzi di bonifica ed irrigazione italiani; sono oltre un centinaio le proposte (espositive, interattive, didattiche) allestite generalmente in manufatti idraulici e visitate ogni anno da migliaia di persone, soprattutto studenti, pandemia permettendo.

Sono luoghi ricchi di suggestione e narrazioni come nel caso del Museo della roggia Mora, nella periferia di Vigevano in Lombardia, ubicato all’interno del Mulino di Mora Bassa, dove si dice che Ludovico Maria Sforza incontrasse la sua giovane amante, Cecilia Gallerani, la famosa dama con l’ermellino.

“Sono spesso l’anello di divulgazione fra il territorio e lo straordinario patrimonio di storia locale, conservato negli archivi degli enti consorziali” commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

In questo panorama è il Museo del Truciolo (http://www.museodeltruciolo.it/), il simbolo scelto in occasione della Giornata Internazionale dei Musei, che dedica quest’anno particolare attenzione alle piccole strutture locali.

Nato nel 2009 è ubicato nella chiavica sul canale Tagliata Guastallese, a Villarotta di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia. Il manufatto idraulico, costruito nel XV secolo, è stato ristrutturato dal mantovano Consorzio di bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po, con  la volontà di riscoperta e valorizzazione della memoria del territorio; all’interno dello storico immobile, il gruppo fotografico La Treccia, che ha in gestione il museo, ha ottenuto di collocare le attrezzature, donate dai Fratelli Ruina e che sono il nucleo della raccolta.

Fin dal 1600, a Villarotta si producevano trucioli e trecce, con relativi cappelli, tanto che nel  ‘700 le mappe del territorio e i documenti vedono la scritta “Villa de’ Cappelli” a segnalare una delle principali attività della località.

L’origine di tale produzione viene fatta risalire a tal Nicolò Biondo (1456-1516), al servizio dei frati di un convento di Carpi: prendendo un ramo di salice e liberandolo della scorza, si accorse che, procedendo al taglio di lunghe strisce con la roncola, le si poteva intrecciare come il gambo dei cereali (riso o grano), con i quali solitamente venivano fatti i cappelli di paglia in varie parti d’Italia.

“I musei locali, dislocati dal Nord al Sud del Paese – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – sono un ulteriore dimostrazione del ruolo, che i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno per le comunità, preservandone non solo il territorio, ma la storia”.

 

 

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE