Non accenna a diminuire la sofferenza idrica dei fiumi dell’Emilia Romagna con Enza e Secchia al di sotto dei minimi mensili, mentre Savio e Reno si avviano a seguirli; analogo è l’andamento del Trebbia, la cui portata (7,1 metri cubi al secondo) è meno del 30% della media storica di Aprile (mc/sec 23,8): è questa la principale indicazione rilevata dal report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

Causa prima di questa preoccupante situazione è il crollo nelle precipitazioni che, nel bacino del fiume Po, ha registrato -92% in marzo con il primo aprile risultato il più caldo di sempre. La  portata del grande fiume è ben al di sotto delle medie di periodo (-48%).

Seppur in calo, rimangono in linea con le medie del periodo le altezze idrometriche dei grandi laghi Maggiore e Benaco, mentre recuperano parzialmente il deficit idrico sia il Lario che l’Iseo. Il positivo trend è conseguenza della fusione del manto nevoso alpino, dovuta a temperature sopra la media nelle scorse settimane; il totale della riserva idrica trattenuta nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di neve  è diminuito rispetto ad una settimana fa (-5.2%), ma continua a  risultare superiore alla media del periodo 2006-2020 (+9.2%).

“Di fronte a questi dati non mancano le preoccupazioni per una stagione irrigua appena partita e che si preannuncia non facile soprattutto in una regione ad alta vocazione agricola come l’Emilia Romagna, pur interessando anche altre zone del Paese – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – Mi corre l’obbligo di ricordare che il nostro piano per l’efficientamento della rete idraulica del paese prevede, per il Nord Italia, 241 progetti di manutenzione straordinaria, cui affiancare il completamento di 4 bacini, la realizzazione di 13 nuovi invasi e la pulizia dei fondali di altri 9. Si tratta di progetti definitivi ed esecutivi, cioè rapidamente cantierabili, per un investimento di quasi 1 miliardo e 785milioni di euro, capaci di garantire circa 8.900 posti di lavoro ed in grado di rispettare il cronoprogramma comunitario per il Recovery Plan”.

“Di fronte a questo trend – aggiunge il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano – ci appelliamo all’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, affinchè attivi tempestivamente i necessari strumenti di concertazione per rendere compatibili, in caso di conclamata crisi idrica, i diversi interessi gravanti sulla risorsa idrica, pur nel rispetto delle priorità di legge, che vedono l’uso agricolo secondo solo a quello umano”.

I dati confermano il crescente rischio aridità anche lungo la dorsale adriatica, dove gli invasi marchigiani (Mercatale, Castreccioni, San Ruffino, Comunanza, Rio Canale), con poco più di 46 milioni di metri cubi d’acqua, segnano la peggiore performance dal 2017.

Non va meglio in Toscana, dove sono dimezzate le portate dei fiumi Ombrone e Sieve, ma anche Arno e Serchio sono largamente sotto  media.

Tornando al Nord, registrano una ripresa i fiumi del Piemonte (Pesio, Tanaro, Dora Baltea, Sesia, Stura di Lanzo), dove le piogge marzoline sono calate di oltre il 90%;  restano ottime le performance dei corsi d’acqua valdostani. Risale anche la portata dell’ Adda in Lombardia, mentre sostanzialmente reggono  i fiumi veneti (solo la Livenza registra un calo significativo), nonostante -88% nelle precipitazioni di marzo.

In Lazio, la portata del fiume Tevere è inferiore a quelle degli anni recenti, mentre migliorano le condizioni idriche di Sacco e Liri-Garigliano, così come sono stabili le altezze dei laghi di Bracciano e Nemi.

I principali fiumi della Campania (Volturno e Sele) si mantengono su livelli superiori allo scorso anno; continuano a crescere le riserve idriche negli invasi della Basilicata (quasi 132 milioni di metri cubi in più rispetto al 2020), mentre sono sostanzialmente stabili quelle pugliesi, attestate comunque a + 129,69 milioni di metri cubi sull’anno scorso.

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE