E’ stata una lungimirante azione di preventiva resilienza, quella che ha evitato, nelle scorse ore, disastrosi allagamenti nella piana del Sele, in provincia di Salerno. Dopo quella del 24 gennaio scorso, si è infatti registrata una nuova, eccezionale piena del fiume Sele, arricchito dalle portate degli affluenti Tanagro e Calore lucano.

“Parliamo due eventi eccezionali consecutivi e per ritrovarne altri simili bisogna andare indietro nel tempo di almeno 50 anni – sottolinea  Roberto Ciuccio, presidente del Consorzio di bonifica Paestum.

Grazie alla costante manutenzione degli enti consortili, le infrastrutture idrauliche hanno sostanzialmente tenuto, ma ciò che si è rivelato determinante per la prevenzione delle criticità è stata l’adozione del regolamento per il rilascio delle autorizzazioni alle serre, basato sul principio dell’invarianza idraulica, che solo recentemente è entrata nelle più ampie normative urbanistiche; vale a dire: la realizzazione di un immobile, sia esso una serra o un edificio, non deve alterare la portata d’acqua, che giunge nella rete di bonifica.

“Un aspetto importante del regolamento, che ha ridefinito nel 2016 alcuni criteri per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti serricoli – precisa Vito Busillo, presidente del Consorzio di bonifica Destra Sele e di Anbi Campania – è che ha consentito di diffondere  colture di pregio in tutto il comprensorio di bonifica, facendo della Piana salernitana, una delle eccellenze  dell’agricoltura italiana. Ciò con opportuni e indispensabili accorgimenti volti ad evitare carichi eccessivi di impermeabilizzazione dei suoli.”

L’invarianza idraulica viene garantita mediante bacini di espansione nelle zone a rischio idraulico e, nel resto del territorio, con vasche e strade drenanti. La costruzione degli impianti e delle strutture di laminazione e drenaggio, inoltre, deve rispondere ad una precisa normativa tecnica, che consente, mediante il rallentamento della velocità delle acque ed il loro parziale assorbimento, di non avere un improvviso  impatto sui livelli idrici nella rete di scolo e nel fiume.

“E’ questo un esempio della resilienza dinamica, proposta dai Consorzi di bonifica ed irrigazione e che, senza limitare le attività produttive, le ricomprende all’interno di un quadro di sostenibilità ambientale, in linea con gli obbiettivi della transizione ecologica ed indispensabile al tempo dei cambiamenti climatici” commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).

“È in momenti come questi – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – che si evidenzia l’utilità non solo delle opere di bonifica, ma anche del lavoro dei Consorzi di bonifica a presidio del territorio in termini di lavoro quotidiano e soluzioni di prospettiva come quella adottata da anni nella Piana del Sele. Guardare alle buone pratiche esistenti sul territorio è un’iniezione di fiducia sul futuro del paese”.

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE