La tendenza era già emersa durante l’estate in Romagna, ma ora l’analisi dei dati indica che il rischio inaridimento, complice un andamento pluviometrico “a macchia di leopardo”, coinvolge l’intera dorsale adriatica dell’Italia Centrale, colpita da un significativo calo delle piogge: a dirlo è il report settimanale dell’ Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.

Sulle coste delle Marche, infatti, ad ottobre è piovuto il 25% in meno della media (in montagna, però, si registra +30% ed in collina si è nella norma) e se i fiumi Candigliano, Esino e Potenza registrano portate superiori al consueto, il Tronto è segnalato addirittura in secca. Stesso andamento si osserva in Abruzzo, dove il bilancio idro-climatico (la differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione) segna un deficit più evidente in prossimità della costa nelle province di Pescara e Chieti.

“E’ sempre più evidente – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – la necessità di realizzare infrastrutture idrauliche, in grado di trasportare acqua da un territorio all’altro come dimostra l’esempio virtuoso del Canale Emiliano Romagnolo; la concentrazione localizzata delle piogge, conseguenza della crisi climatica, non solo penalizza l’agricoltura, ma rischia di incidere significativamente anche sull’economia turistica di località del litorale adriatico”.

In tutta l’Italia centro-settentrionale l’andamento sta indicando un calo generalizzato nelle portate dei fiumi (in controtendenza solo Savio e Reno in Emilia Romagna, Serchio in Toscana) e nei livelli dei principali laghi. Esemplare è la condizione del fiume Po, le cui portate sono dimezzate rispetto alla media ed in linea con quelle di luglio. Da segnalare che, nel Lazio, per la prima volta dalla grande siccità del 2017, il lago di Bracciano, da cui dipende parte dell’approvvigionamento idrico di Roma, segna un livello inferiore a quello dell’anno precedente (-136,5 sullo zero idrometrico contro -122 di un anno fa). La pioggia è finalmente tornata a cadere abbondante sul Sud Italia, riproponendo però il paradosso dei disagi al territorio dopo mesi di siccità. La situazione più grave si è registrata nella zona di Crotone dove, secondo i dati del Centro Funzionale Multirischi di Arpacal (Agenzia Regionale per Protezione dell’Ambiente della Calabria), tra il 21 e 22 Novembre sono caduti 331 millimetri d’acqua (quasi il triplo della media storica mensile indicata in mm. 115,7), comportando pesanti conseguenze sull’equilibrio idrogeologico.

“C’è un problema di evidente fragilità dei territori di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici; in particolare, la crescente e non di rado incontrollata cementificazione accentua i rischi per le aree urbane, il cui equilibrio idraulico necessita di una costante manutenzione, cui spesso le Amministrazioni Locali non sono in grado di fare fronte. Per questo – annuncia Massimo Gargano, direttore generale di Anbi- i Consorzi di bonifica, forti di migliaia di convenzioni in essere con Comuni di tutta Italia, si sono ora proposti anche per la gestione dei principali corsi d’acqua, come già avviene per il fiume Arno in Toscana ed i Navigli in Lombardia. Mettiamo riconosciute capacità progettuali ed operative a servizio del nuovo modello Paese, che deve uscire da questo tempo sospeso”.

Le piogge hanno lenito il deficit idrico della Basilicata (ora ridotto a circa 30 milioni di metri cubi sul 2019), ma alcuni territori sono rimasti paradossalmente senza acqua potabile per l’eccessivo intorbidimento della risorsa trasportata dagli acquedotti. La situazione è migliorata anche in Puglia, i cui invasi trattengono ora quasi 54 milioni di metri cubi d’acqua, pur rimanendo un deficit di oltre 70 milioni di metri cubi rispetto all’anno scorso (invaso di Occhito: – 58, 9milioni di metri cubi). Infine la Campania, i cui fiumi (Sele, Volturno, Garigliano), oggi in progressivo calo, hanno comunque goduto della risalita dei livelli idrometrici per il ritorno delle piogge. Per quanto riguarda gli invasi, la diga di Piano della Rocca sul fiume Alento è riempita per il 29% della capacità, in crescita sulla settimana precedente; anche la disponibilità idrica dell’invaso di Conza della Campania sull’Ofanto è aumentata di circa 5 milioni di metri cubi, riducendo a quasi 7 milioni di metri cubi, il gap sul 2019.

 

FONTE: UFFICIO STAMPA ANBI NAZIONALE